Il Movimento pentecostale nasce dal desiderio di alcuni credenti di rimanere fedeli al Vangelo, quello originario rappresentato dalla chiesa primitiva. Il pentecostalismo con tutta probabilità è il più esteso fenomeno religioso manifestatosi in seno alla cristianità, sicuramente il più clamoroso del Novecento. L’origine del movimento e sua la multiforme affermazione raggiunta sono ancora lontane dall’essere studiate nelle loro varie implicazioni; d’altra parte, per molte ragioni, è un fenomeno ancora in svolgimento, nonostante il secolo di storia che ormai ha alle spalle e i circa 500 milioni di persone che ispirano la propria vita religiosa ad una spiritualità di tipo pentecostale: un quarto dell’intera cristianità. Non si era mai vista nella storia della chiesa una crescita da zero a cinquecento milioni in novant’anni, tanto che alcuni parlano di una “seconda evangelizzazione”.

Il pentecostalismo nasce agli inizi del secolo e si propone ora come movimento di risveglio interno alle chiese (in area protestante), ora come movimento di riforma con forte taglio di proselitismo (in area cattolica e ortodossa), ora come movimento d’azione missionaria. Tale inizio si ebbe in quelle aree geografiche dove il protestantesimo costituiva il riferimento della maggioranza della popolazione (America del nord ed Europa settentrionale) per poi estendersi quasi subito anche a paesi dove era predominante il cattolicesimo o l’ortodossia (Europa orientale e meridionale, America del sud); di là, nel giro di pochi anni, arrivò nei cosiddetti paesi di missione (India, Cina, Oriente in genere e Africa). La definizione di questo fenomeno mondiale quale “movimento pentecostale” non deve fuorviare circa la sua omogeneità; l’espressione , infatti, sta ad indicare una pluralità di soggetti e di posizioni a volte molto distanti l’uno dall’altro per cui sarebbe più opportuno parlare di “movimenti pentecostali”.

Aldilà delle distinzioni interne la spiritualità pentecostale in genere si inserisce a pieno titolo nella linea centrale del cristianesimo; oltre al fatto di essere cristiani nel senso dei grandi dogmi della fede (trinità, divinità di Gesù Cristo) i pentecostali sono pienamente inseriti nell’alveo della riforma protestante, accettandone i principi fondamentali (centralità e autorità delle scritture bibliche, salvezza per sola grazia mediante la fede). Il suo immediato retroterra teologico è costituito dai grandi risvegli religiosi che hanno periodicamente attraversato il protestantesimo del XVIII e XIX secolo, evidenziando l’urgenza dell’impegno personale del credente e la necessità di una significativa esperienza di salvezza (conversione intesa come evento databile, santificazione come work in progress della grazia divina). A ciò il pentecostalismo aggiunge una specifica componente pneumocarismatica caratterizzata dalla fede nella guarigione divina, nella liberazione interiore (spesso intesa anche come liberazione esorcistica) operata da Dio attraverso la preghiera e l’intercessione, nella profezia intesa come attività spirituale volta all’esortazione e al discernimento che talvolta assume anche caratteristiche di chiaroveggenza.L’esperienza centrale della spiritualità pentecostale è il cosiddetto “battesimo con lo Spirito santo”. Questa espressione indica un’esperienza comune a tutto il mondo pentecostale e ne costituisce il comune denominatore aldilà delle differenze interne.

Il movimento pentecostale italiano prese le mosse all’inizio del secolo (1907) da una comunità evangelica di lingua italiana residente a Chicago; si trattava di un gruppo di famiglie che provenivano da diverse tradizioni evangeliche (battista, valdese, metodista, ecc.). Già da alcuni anni le chiese evangeliche che provenivano dalla tradizione del Risveglio vivevano un fermento rinnovatore dovuto ad un movimento spirituale che si poneva in diretta continuità con tutta la tradizione dei risvegli angloamericani del XVIII e XIX secolo insistendo sulla necessità della santificazione personale (movimento di santità). Una componente di questo movimento introdusse un grande elemento di novità considerando che tale santificazione potesse essere operata solo dalla presenza dello Spirito santo nel credente e che questa presenza fosse certificata da un’esperienza spirituale denominata “battesimo con lo Spirito santo” contrassegnata dall’esercizio della glossolalia. Nel giro di pochi anni questa convinzione conquistò migliaia di persone e molti predicatori e pastori evangelici ne fecero il tema centrale della loro azione. Fu così che all’inizio del 1907 questo messaggio arrivò anche a Chicago e coinvolse la comunità italiana che nel giro di pochi mesi divenne la prima comunità pentecostale di lingua italiana. Da questa Chiesa partirono le missioni che fecero arrivare il messaggio pentecostale anche in Italia.

Il pentecostalismo italiano, come anche quello mondiale, ha avuto come sua caratteristica quello di espandersi in modo autonomo e autoctono; non esisteva alle origini una strategia missionaria di espansione, ma la propagazione avveniva molto spesso per iniziativa individuale e assumeva forme e caratteri che risentivano del contesto entro il quale si diffondeva. In Italia soprattutto questo atteggiamento fu molto marcato e ciò ha fatto in modo che nelle varie regioni e persino all’interno delle stesse regioni nascessero e si sviluppassero comunità pentecostali che spesso divergevano su talune questioni; spesso le divergenze non riguardavano differenze dottrinali e teologiche in senso stretto, ma piuttosto la concezione della struttura ecclesiastica. Ed è questa, una cosa facilmente comprensibile se si tiene conto del fatto che i pentecostali di Chicago provenendo da chiese evangeliche diverse avevano portato in qualche modo con se ognuno le proprie convinzioni che venivano poi trasmesse con le azioni missionarie; il pentecostalismo, infatti, non nacque per un dissenso teologico o ecclesiologico, ma sulla base di un’ esperienza spirituale che accomunava tutti quelli che la facevano. Quando i primi pentecostali furono costretti ad organizzare il movimento in una chiesa a se perché rifiutati dalle chiese di origine si rifecero ognuno ai modelli organizzativi dai quali provenivano. Ciò spiega la frammentazione della presenza pentecostale in Italia e nel mondo nonostante vi siano ormai denominazioni pentecostali che aggregano centinaia di migliaia di credenti.

La Chiesa Cristiana Pentecostale Italiana (CCPI) è nata solo nel 1997, ma le chiese locali che hanno contribuito alla sua nascita hanno tutte vari decenni di storia alle spalle (qualcuna risale agli anni Venti). Da un punto di vista di classificazione generale quest’area è da ritenersi inserita nel cosiddetto “movimento pentecostale classico “ che fa risalire le sue origini all’ inizio del secolo e si distingue dal cosiddetto “movimento “neo pentecostale” o più genericamente “ carismatico” nato all’inizio degli anni Sessanta. Il modello organizzativo a cui si rifà la CCPI è dichiaratamente congregazionalista in linea con le convinzioni originarie dei pentecostali italiani di Chicago e con quanto vissuto dal movimento fino al secondo dopoguerra; in seguito ci fu un mutamento di rotta ecclesiologica che vide una gran parte del pentecostalismo di allora optare per un modello organizzativo diverso derivato dall’affiliazione alle Assemblies of God americane. Ciò fu dovuto anche a problemi di carattere giuridico perché fino all’inizio degli anni Sessanta i pentecostali in Italia ebbero una libertà molto relativa e l’affiliazione al grosso ente pentecostale americano sembrava una risposta a questo problema.

Il progetto della CCPI nasce, dunque, come esigenza di varie comunità locali con una storia lunga alle spalle (rispetto alla nascita del pentecostalismo naturalmente) che non intendono il congregazionalismo come isolamento, ma come affermazione di principi di autonomia delle singole chiese che non confliggono con l’esigenza di comunione interecclesiale e di attività in comune; la valorizzazione della propria storia non esclude o limita i rapporti con altre aree pentecostali insieme alle quali, anzi, la CCPI ha dato vita alla Federazione delle Chiese Pentecostali (FCP), un organismo che nel rispetto delle tradizioni e della più piena autonomia delle sue componenti ne sottolinea la sostanziale unità di visione e di cammino all’interno di una dinamica dialogica, ma anche dialettica.

La FCP attraverso i suoi membri è presente su tutto il territorio nazionale e rappresenta una popolazione complessiva di oltre 50.000 persone. Aderisce alla Federazione Pentecostale Europea (PEF) e alla Commissione delle Chiese Evangeliche per i Rapporti con lo Stato (CCERS).

Fra le diverse denominazioni che sono federate dalla FCP segnaliamo:

Unione Cristiana Pentecostale; Chiese Elim in Italia; Chiesa di Dio; Chiesa Parola della Grazia; Chiesa Cristiana Pentecostale Italiana; Chiesa Evangelica Internazionale; Chiesa Apostolica in Italia; Movimento “Nuova Pentecoste”.

Fra le chiese regionali:

Associazione Missionaria Evangelica Internazionale “Cristo Regna”; Chiesa Pieno Vangelo; Chiese della Valle del Sele e dell’Irno; Chiesa Cristiana Evangelica “Gesù Cristo è il Signore”, Catania

Fra le chiese locali:

Unione delle Chiese Pentecostali Autonome di Roma e del Lazio (RM); Comunità Cristiana Bethel di Cosenza; Chiesa Cristiana Evangelica Missionaria Pentecostale di Olivarella (ME); Associazione Vangelo Vivente- Martina Franca (TA); Chiesa Cristiana Missionaria Internazionale “CCMI” (RM); Chiesa Evangelica “Fiumi di Vita” (NA); Centro Cristiano Evangelico Emmanuele (NA); Chiesa Cristiana Evangelica “Eterno nostra Giustizia” Comitini (AG); Chiesa Evangelica Pentecostale della Cittadella (NA); Chiesa Cristiana Evangelica “Parola della Salvezza” (CT); Assemblea Cristiana Evangelica Alfa e Omega (RM); Chiesa Cristiana Evangelica Pentecostale di Giugliano in Campania (NA) e di Bergamo; Chiesa Cristiana Evangelica Pentecostale di Secondigliano (NA)

Diversa è stata la crescita delle Assemblee di Dio in Italia (A.D.I.). Gli anni che vanno dal 1935 al 1944, infatti, segnarono un periodo di dura persecuzione, durante il quale i credenti, trovati a celebrare il culto a Dio in case private o in campagna, vennero arrestati in massa, con conseguenti condanne alla sorveglianza speciale, al confino di polizia e al carcere. Le vessazioni subìte non annullarono l’opera svolta da questi cristiani e, dopo gli eventi bellici, non appena fu possibile riprendere i contatti tra le comunità, si scoprì che la repressione non aveva fatto scomparire alcuna chiesa ma, anzi, ne erano sorte di nuove, come risultato della fedele testimonianza dei confinati. Terminato il periodo clandestino, con la libertà ormai riacquistata, il movimento pentecostale continuò l’opera alla quale Dio l’aveva chiamato e si sviluppò una nuova, spontanea e zelante attività di evangelizzazione. Sorsero, pertanto, nuove chiese e gruppi sparsi un po’ ovunque in Italia. A questo nuovo risveglio, però, seguì una recrudescenza della persecuzione, alimentata da vecchi pregiudizi ed avversioni nei confronti del movimento. I conduttori delle chiese, così, nel 1947, riuniti in Assemblea Generale, prendendo atto di questa nuova situazione di intolleranza, decisero di richiedere il riconoscimento giuridico del movimento, per poter provvedere in tutta libertà alla cura delle anime e all’opera di propagazione dell’Evangelo in Italia. Ottenuta l’approvazione richiesta, questo gruppo di chiese pentecostali assunse ufficialmente il nome di “Assemblee di Dio in Italia”.

Le autorità governative richiesero come garanzia un documento rilasciato da un’associazione estera di chiese consorelle giuridicamente riconosciuta. Questo avrebbe appunto garantito la serietà e i nobili intenti perseguiti dal movimento italiano, per aprire la strada al riconoscimento giuridico e favorire così la cessazione di ogni intolleranza. Spontaneamente, le “Assemblee di Dio” degli Stati Uniti d’America, organizzazione di chiese consorelle giuridicamente riconosciuta in tutti gli Stati dell’Unione, offrirono la loro collaborazione, sottoscrivendo il documento necessario che riconosceva il movimento italiano e ne garantiva la più assoluta autonomia.

Nel 1959, dopo dodici anni di attesa, le Assemblee di Dio in Italia ottennero il riconoscimento giuridico e, quindi, la libertà di poter esercitare il culto pubblico e privato, nonché quella di svolgere l’opera di evangelizzazione. Attualmente, questa associazione di comunità evangeliche conta oltre mille chiese e gruppi sparsi su tutto il territorio nazionale con circa centocinquantamila aderenti. Inoltre, svolge anche una vasta attività di assistenza, mediante istituti per persone anziane, per l’infanzia bisognosa e la riabilitazione dei tossicodipendenti. L’istruzione biblica è curata in seno alle comunità dalle “Scuole Domenicali”, un’iniziativa capillare di catechesi e di educazione cristiana a favore di credenti di qualsiasi età. L’“Istituto Biblico Italiano” è scuola superiore di formazione teologica e cultura biblica, provvede alla preparazione di quanti avvertono la vocazione al ministero cristiano.

Scheda a cura di Alessandro Cannariato

Aggiornata il 10 settembre 2014