1. Corso Vittorio Emanuele II 23 –10125 Torino –
    Tel. 011 6692838, fax 011 6501370
    e-mail: segreteria@torinovaldese.org
    siti web italiani: www.diaconiavaldese.org, www.ottopermillevaldese.org.
    Pastore: P.Ribet
    Luoghi di culto:
    tempio di corso Vittorio Emanuele II 23
    tempio di corso Principe Oddone 7,
    sala riunioni di via Tommaso Villa 71,
    sala riunioni di via Nomaglio 8.
  1. La Chiesa Evangelica Valdese continua idealmente il movimento di Valdo, mercante di Lione del xii secolo, il quale, lasciando tutte le sue ricchezze, scelse di vivere in povertà e di dedicarsi alla predicazione itinerante del Vangelo. Nel xvi secolo il movimento aderisce alla Riforma Protestante. La Chiesa Valdese di Torino è una chiesa cristiana riformata (protestante) che fa parte della Chiesa Evangelica Valdese,Unione delle chiese metodiste e valdesi. A Torino troviamo già nel Cinquecento una cospicua presenza protestante. Nella seconda metà del secolo, malgrado la repressione – che si esprimeva in multe, confische di beni, esilio, condanne a morte –, si costituì una vera e propria comunità evangelica con il ministero di un pastore. Il 19 giugno del 1555, nell’attuale piazza Castello venne eseguita la condanna al rogo del colportore (i colportori erano venditori ambulanti di libri, immagini e stampe, che talvolta diffondevano pubblicazioni o idee clandestine, anche di tipo religioso) valdese Bartolomeo Hector; la stessa sorte toccò, il 29 marzo 1558, al pastore Goffredo Varaglia. Alla fine del Seicento, nel Maschio della Cittadella, furono imprigionati e poi deportati oltre 200 valdesi. L’editto di Carlo Alberto del 17 febbraio 1848, che dava ai valdesi il pieno riconoscimento dei diritti civili, permise alla comunità evangelica di uscire allo scoperto, di svilupparsi e di crescere, aggregando famiglie protestanti straniere, valdesi provenienti dalle cosiddette “valli valdesi” (valli Pellice, Chisone e Germanasca) e parecchi torinesi che chiesero di entrare a far parte della comunità. Nel 1853 venne edificato (in stile neogotico, a firma dell’architetto Giuseppe Formento – ma su precise indicazioni di Charles Beckwith) l’attuale tempio valdese di corso Vittorio Emanuele II 23. Nel 1901 viene aperto un secondo tempio, di dimensioni più piccole, in corso Oddone 7 (accanto a piazza Statuto), per rispondere alle esigenze delle famiglie evangeliche della zona. Per seguire l’espandersi della comunità, vennero poi predisposte due sale per il culto e altre attività in due zone opposte della città: in via Nomaglio 8 (Barriera di Milano) nel 1957, e in via Villa 71 (zona Lingotto) nel 1966.
  2. I membri di chiesa effettivi sono a oggi 1018, gli aderenti e simpatizzanti circa 200. Relativamente alle occupazioni, fra i membri sono rappresentati, in ordine decrescente: impiegati (189), studenti (159), pensionati (127), casalinghe (121), insegnanti (58), operai (44), medici (16) e infermieri (13), artigiani (16), commercianti (11), ingegneri (10), avvocati (8), assistenti sociali (8), rappresentanti di commercio (7), dirigenti (5), assicuratori (5), ricercatori (4) e docenti universitari (3), industriali (2), giornalisti (2), chimici, commercialisti, geometri e educatori professionali (2 per ogni categoria), nonché un magistrato, un antropologo, un sociologo, uno psicologo e un procuratore.
  3. La Chiesa Valdese è organizzata secondo un sistema detto “sinodale”. Ogni chiesa locale più volte l’anno tiene le proprie assemblee, formate da tutti i suoi membri, per esaminare tutte le questioni che la concernono e deliberare in proposito. L’assemblea locale elegge il proprio consiglio di chiesa (detto anche concistoro), che ha funzioni esecutive e risponde del proprio operato all’assemblea. I componenti di questo consiglio sono eleggibili annualmente fino a un massimo di tre quinquenni. Dei consigli di chiesa fanno parte anche i pastori e i diaconi in servizio. Il concistoro della Chiesa Valdese di Torino è costituito da 22 membri, che fra di loro eleggono un presidente. Come è scritto nei Vangeli, i valdesi credono in un sacerdozio universale, perché si rivolgono a Dio senza bisogno di alcun mediatore, conoscono l’Evangelo e testimoniano dell’opera di Dio. Le persone a cui Cristo assegna il compito di annunziare l’Evangelo (“servitori” e “ministri”, dice il Nuovo Testamento) non hanno nulla di diverso o di più, rispetto aglialtri credenti. Per questo, nelle chiese evangeliche, le persone a cui è affidato il compito di predicare e istruire sono dei laici che hanno fatto studi di sacra scrittura, che eventualmente si sposano e hanno famiglia. Da ormai molti anni sono ammesse al ministero pastorale anche le donne. Attualmente prestano il loro servizio nella comunità valdese di Torino tre pastori e un diacono.
  4. Le attività della Chiesa Valdese a Torino comprendono: i culti domenicali nei quattro luoghi di preghiera, corsi di formazione biblica, riunioni periodiche di quartiere presso diverse famiglie, attività di catechismo per bambini e adolescenti, incontri del gruppo corale e molteplici attività culturali, didattiche e informative. Vi sono inoltre numerose attività sociali, sostenute da volontari che svolgono il loro servizio gratuitamente. Ogni iniziativa è organizzata e gestita da un’apposita commissione, eletta dall’assemblea o nominata dal concistoro. Nel mese di giugno di ogni anno è convocata un’assemblea di chiesa in cui tutte le commissioni presentano una relazione, morale e finanziaria, sul proprio operato; dopo di che, su tali relazioni si svolge un’aperta discussione. Dal punto di vista finanziario, i singoli membri di chiesa sono chiamati a contribuire direttamente per sostenere le modeste spese di struttura della chiesa centrale e della chiesa locale (spese per l’accoglienza, per le attività culturali, evangelistiche e giovanili), nonché le altrettanto modeste spese di mantenimento di pastori o pastore e dei diaconi. Un discorso a parte merita la Diaconia Valdese di Torino, che impegna ingenti risorse finanziarie e umane in iniziative di sostegno alle fasce deboli, grazie al contributo di privati, enti ed istituzioni. Anche la Chiesa Valdese, come altre istituzioni religiose che hanno stipulato intese con lo Stato, ha aderito alla gestione dell’otto per mille dell’IRPEF. Questi fondi non vengono destinati al culto, ma al sostegno di iniziative in campo sociale e culturale, in Italia e all’estero. Annualmente viene fornito un dettagliato rendiconto su alcuni giornali nazionali e sul sito www.ottopermillevaldese.org. È anche possibile destinare il cinque per mille dell’IRPEF a diverse opere assistenziali valdesi, ad esempio visitando il sito www.diaconiavaldese.org.
  5. Il simbolo della Chiesa Valdese è di origine ignota, benché probabilmente sia in relazione con lo stemma dei conti di Luserna, gli antichi feudatari della val Pellice. Compare per la prima volta in opere a stampa del xvii secolo. La candela (o fiamma) sul candeliere, associata alla scritta In tenebris lux o Lux lucet in tenebris è un chiaro riferimento al testo evangelico di Giovanni, 1, 5, dove Gesù è indicato come «la luce che risplende nelle tenebre». Le sette stelle che fanno corona alla fiamma sono un riferimento alla visione di Apocalisse, 1, 16, dove Cristo in gloria tiene nella mano sette stelle che rappresentano le sette chiese dell’Asia (all’epoca perseguitate). Con questi due riferimenti biblici i valdesi hanno voluto affermare la loro volontà di fedeltà al Vangelo, luce degli esseri umani, e la loro certezza di essere in comunione con Cristo.lux_lucet
  1. Tra le pubblicazioni recenti che trattano della Chiesa Valdese, ricordiamo in particolare: Platone G. (a cura di), Valdesi a Torino, Claudiana, Torino 2003(in occasione dei 150 anni del tempio valdese di corso Vittorio, celebrati nel 2003); Introvigne M., Zoccatelli P., Le religioni in Italia, Elledici-Velar, Leumann (To) – Gorle (Bg), 2006; Cozzo P., De Pieri F., Merlotti A., Valdesi e protestanti a Torino (xviii-xx secolo), Zamorani, Torino 2005; Toso L., Chiesa Evangelica Valdese, in Berzano L. (a cura di), Forme del pluralismo religioso. Rassegna di gruppi e movimenti a Torino, Il Segnalibro, Torino 1997, pp. 89-91.